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Cosa c'è dietro la minacciata scissione del Pdl?

02/10/2013, 14:56

In queste ore abbiamo assistito, all'interno del Pdl, ad un discreto valzer. Si è partiti giovedì scorso dalle dimissioni date controvoglia dai ministri al dietrofront fatto oggi da Berlusconi, che è passato in un paio di ore dal "no" alla fiducia ad un "sì" (e ha avuto la faccia tosta di dichiarare che non c'è stata nessuna marcia indietro).


E' chiaro che una analisi, per quanto approssimativa, si impone. Ed è probabile che sia qualcosa di molto simile a quanto parecchi giornalisti (Alessandro Gilioli, per esempio, è stato uno degli ultimi a dirlo, in ordine di tempo, sul suo blog sull'Espresso) stanno ipotizzando. In pratica stiamo assistendo al disfacimento del Pdl e alla rinascita di una Dc, con diverso nome, diversi personaggi, ma lo stesso ruolo di partito centrale, contemporaneamente protagonista ed ago della bilancia della politica italiana.
Lo dimostrano le parole di Formigoni che, dopo la votazione della fiducia a Letta, ha detto che la creazione di un gruppo scissionista del Pdl non è tramontata. E d'altronde, andiamo a guardare chi sono attualmente le persone che vogliono staccarsi da Berlusconi: Alfano, Formigoni, Giovanardi, Quagliarello, Cicchitto... Si può pensare quello che si vuole di questi signori, ma una cosa è indubitabile: sono quelli che possono essere definiti "vecchi arnesi della politica". Anche Alfano, che ha una esperienza politica relativamente breve, in questo ha avuto ottimi maestri. E quindi non è casuale che abbiano deciso di muoversi proprio adesso. Lo fanno perchè hanno avvertito che in questo momento Berlusconi è debole e quindi va tolto di mezzo. Anche perchè l'occasione è stata servita su un piatto d'oro: Negli anni scorsi Berlusconi ha sottovalutato il processo sui fondi neri Mediaset, non scrivendo nessuna legge specifica per bloccarlo, come invece ha fatto per tanti altri processi. Probabilmente era sicuro che sarebbe stato prescritto. E invece due capi di imputazione sono sopravvissuti, La condanna ovviamente fa scattare - mnonostante gli sforzi patetici e ci si augura inutili per evitarla - la legge Severino che determina l'ineleggibilità di Berlusconi fino al 31 luglio 2019. E per allora un Berlusconi fuori dal Parlamento sarà stato raggiunto probabilmente da altre sentenze, come quella sul processo Ruby (in primo grado 7 anni di reclusione e l'interdizione perpetua dai pubblici uffici), cosa che gli precluderà anche dopo tale data di entrare in Parlamento, a meno di nuove leggi ad hoc. Ma chi gliele farà?
In molti, negli ultimi tempi, hanno parlato di Berlusconi che potrebbe avere un ruolo fuori dal Parlamento, come Grillo con il Movimento 5 Stelle. Ma Grillo ha una invisibile e fortissima organizzazione alle spalle, fatta di tantissime persone che passano le giornate sui social network a postare link e notizie false e a fare una capillare campagna di disinformazione e propaganda; inoltre si rivolge ad un target relativamente giovane. Invece Berlusconi continua ad usare il mezzo che conosce bene, cioè la Tv. Ma se sta fuori dal Parlamento, quanti videomessaggi può fare, prima che la gente si stufi? E mi riferisco ai suoi elettori, dato che gli altri sono già stufi e da un pezzo.
E questa debolezza è evidente, per questo in molti hanno probabilmente deciso di costruire una alternativa, che deve essere per forza all'esterno del Pdl. Perchè all'interno non c'è scelta, è disponibile solo il ruolo di servo. Di Silvio o di Marina, ma comunque è solo quello il ruolo disponibile. A differenza di quanto avvenne con Fini nel 2010, adesso le cannonate mediatiche di Berlusconi arrivano smorzate, come si è visto martedì a Ballarò, dove Cicchitto ha risposto per le rime a Sallusti (il quale è abituato con quelli del Pd che digeriscono qualsiasi sciocchezza lui dica senza rispondere) con punte di violenza verbale che raramente si erano visti in un talk show del genere. QUindi, la creazione di un nuovo gruppo potrebbe tirare via dal Pdl un bel po' di consensi.
Anche perchè dall'altra parte si sta preparando la seconda fase. Infatti nel Pd tutti i ruoli chiave sono nelle mani di ex Dc o comunque persone che sono più vicine a quel mondo: Letta e Renzi, per esempio. Sarebbero il contraltare giusto per fare il dock di attracco della navetta contenente i "transfughi" del Pdl. E questo senza rimetterci un gran che in termini di consensi: magari potrebbero perdere un 2-3% a sinistra, ma Avrebbero uin 7-10% dal centro. Così creerebbero la nuova Dc, isolando a destra quel che rimane del Pdl e Berlusconi e dall'altra i partitini di sinistra. A quel punto, si dovrebbe verificare un noto fenomeno: davanti alla prospettiva di un vincitore, molti salgono su quel carro. E quindi si avrebbero un po' di partitini che girano intorno al sole della nuova Dc.
L'unica cosa che può guastare questo progetto potrebbe essere Grillo, ma sta facendo i salti mortali per evitarlo. Infatti ormai sempre più gli elettori grillini sono degli invasati irragionevoli, che negano qualsiasi cosa accada e che non sia stata descritta sul blog del loro guru. Una situazione che, unita alla sostanziale vacuità delle proposte grilline (demagogighe, ma vuote) e alla assoluta assenza di proposte in Parlamento, può condurre il Movimento 5 Stelle al suicidio, con una lenta e costante emoraggia di elettori che passeranno dalla rabbia che Grillo assorbe e controlla col suo movimento alla disillusione totale e all'astensione. E quindi un partito tipo MSI: dotato di una certa forza, ma del tutto ininfluente nella conduzione della vita politica del Paese.

Fonte | julienews.it